Anticipazioni del convegno dibattito “L’arte ed il suo mercato” che vede coinvolto il professore Francesco Gallo, e si svolgerà nel pomeriggio a partire dalle 18,00 alla sala conferenza del Padiglione B
“Il tema attorno al quale si è sviluppa il convegno è, appunto, il mercato dell’arte in Italia in questo momento, ma anche il rinascimento dell’arte in Sicilia nell’ultimo trentennio, i risvolti psicologici della crisi economica rispetto al collezionismo d’arte considerata come nicchia di rifugio, unico investimento che, nella peggiore delle ipotesi resta statico, ma che nella maggioranza dei casi acquista valore nel tempo – spiega il professore Gallo - . E’ anche da sottolineare il fatto che questa fiera del’arte si sviluppa in un grande distretto culturale come quello rappresentato dal sud est della Sicilia, che non ha eguali nel meridione d’Italia. La provincia di Ragusa dal punto di vista culturale, socio-antropologico ma anche economico e politico è un unicum accomunato da forti nuclei artistici come ad esempio il Gruppo di Scicli o il neo costituito nucleo di Gela o, ancora l’Accademia belle arti Mediterranea di Ragusa, il polo di Comiso legato all’Accademia di Viterbo”.
Un fermento culturale eccezionale che però, secondo il professore Gallo, non trova strutture permanenti capaci di valorizzarlo
"C’è una totale assenza di strutture museali accreditate, la stessa Raccolta Civica Cappello a Ragusa, custodisce le opere pregevoli ma non promuove nuove iniziative. A vittoria due eventi importanti, realizzati lo scorso anno e di notevole rilievo culturale e di richiamo che hanno riguardato le opere di Clerici e Guttuso e prima ancora Pirandello, non essendo inserite in una struttura museale permanente costituiscono solo un importante fattore di grande generosità ma che non trova conferme strutturali. Dobbiamo passare dal regime torrentizio delle fiumare d’arte ad un regime permanente e stabile. Definire in modo organico la rappresentazione e la fruizione dell’arte è fondamentale: dai musei alle fiere, dalle galleria ai luoghi di formazione, serve l’impegno a rendere l’arte attrattiva in modo tale che questa grande area, distretto del barocco più importante del mondo possa avere modi nuovi di esprimersi. Nella capacità di formare creativi e di valorizzarli ha radici una cultura”.
L’arte come trasformazione, sperimentazione di linguaggio
“L’immaginario viene trasformato nell’architettura, nell’urbanistica, nella strutturazione del paesaggio e qui, in questa zona ne abbiamo uno senza eguali: le chiuse ed i muretti a secco. Ma non siamo capaci di creare alcuna struttura capace di eguagliarlo nell’innovazione. La cultura è consapevolezza, senso comune, non è un dopolavoro, un refugium per chi possiede troppo e non ha altro da fare: cultura è modo di progettare e noi siamo in questo campo meglio degli altri.
Cosa ci contraddistingue nel mondo? Dal punto di vista tecnologico siamo al passo ma riusciamo a dare forma migliore, siamo al secondo posto dal punto di vista economico per le manifatture, perché siamo capaci di dare alle cose una forma diversa. Arte pura è sperimentazione sul linguaggio che da essa riceve grande stimolo. Il grande artigianato storico è straordinario per bellezza e funzionalità ma è fermo dalla fine del ‘700; le feste patronali sono imbalsamate perché non abbiamo il coraggio dell’innovazione. Ed il rischio è che prevalga il tradizionalismo, nemico vero della tradizione. La trasformazione, deve mantenere un legame alla memoria, le creazioni sono continuità ma anche discontinuità con il passato. Come un padre ed un figlio, che si somigliano certo ma la cui essenza è diversa. Dobbiamo avere il coraggio di creare nuova visibilità per l’arte che rompe gli schemi e insegna nuovo modo di pensare. All’interno di questa fiera che affonda nell’agricoltura la sua essenza c’è un rapporto significativo tra arte ed agricoltura. Come l’agricoltura crea ordine nella vita del campo, la cadenza delle stagioni, le semine, la determinazione degli spazi, la cultura mette ordine nel
L’effetto desiderante è la bellezza e qualità dei prodotti – conclude il professore -. Non abbiamo ancora acquisito la consapevolezza della grande forza che abbiamo nel mondo e la qualità dell’arte ci aiuta”.
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