L’Associazione Arte Viva ha organizzato una mostra di pittura del Grande Maestro Gianni Dova, presentando circa N°40 opere uniche.
La mostra, che si terrà presso il Teatro Comunale di Vittoria, curata da Giovanni Bosco e Franco Cafiso, titolare della famosa galleria d’arte di Milano, sarà inaugurata sabato 16 maggio alle ore 20.00 e si protrarrà fino al 10 giugno 2009.
La mostra, che si terrà presso il Teatro Comunale di Vittoria, curata da Giovanni Bosco e Franco Cafiso, titolare della famosa galleria d’arte di Milano, sarà inaugurata sabato 16 maggio alle ore 20.00 e si protrarrà fino al 10 giugno 2009.
Alcune immagini dell'inaugurazione:
Gianni Dova (biografia)
Gianni Dova si forma artisticamente a Milano. Frequenta i caffè letterari dove è in contatto con Guttuso, Vedova, Birolli, Morlotti, Cassinari, Migneco con loro riconosce l’importanza dell’opera di Picasso “Guernica” come simbolo di lotta degli artisti contro le barbarie delle dittature. Nel ’46 firma il manifesto del realismo “oltre Guernica”. Nel ‘47 conosciuto Cardazzo titolare della galleria “Il Cavallino” di Venezia fa la prima personale. Nel 1950 con Bertini, Fontana, Soldati e Vedova espone alla Galleria del Naviglio aderendo al MAC (Movimento Arte Concreta). Firma il manifesto dello Spazialismo con Fontana, Crippa, D’Angelo e in seguito il manifesto dell’arte Nucleare insieme a Baj, Crippa, Peverelli e D’Angelo. La sua pittura vicina al post-cubismo è attraversata da una sottile vena di capriccio e di surreale che guardano Mirò. Surrealismo che si accentua alla fine degli anni’50 quando trasferitosi ad Anversa ne frequenta gli ultimi discepoli Mattà, Lam, e Jorn. Nel tempo la sua pittura rappresenta un incrocio magico tra Surrealismo, Spazialismo e Tachismo; i suoi soggetti hanno forme zoomorfe quasi astratte e in alcuni casi privi di definizione. Motivo centrale dell’opera di Dova è la “Vita” non intesa come rappresentazione, ma come evocazione di tutte le sue manifestazioni reali ed irreali. I verdi, gli azzurri, i rossi sono simboli che evocano a volte l’erba, a volte il mare, a volte l’acqua, a volte il sole, ma non in senso figurativamente restrittivo perché l’azzurro rappresenta tutti gli azzurri possibili, non solo il mare o il cielo, ma l’azzurro dei sogni e della fantasia. Il verde non è solo l’erba o le foglie ma anche le tristezze e le angosce che ci opprimono. Il rosso non è solo fuoco e sole, ma anche la vivacità dello spirito, la ribellione al conformismo, la smania di ricerca.
Fin dagli anni sessanta frequenta l’amico e mercante d’arte Francesco Cafiso, al quale affida nel 1984 tutta la sua produzione. A tutt’oggi Cafiso in stretta collaborazione con la Signora Dova ne cura l’archivio.
L’opera di Dova, si trasforma nel tempo, dall’astrazione geometrica degli anni ’40 opposta ai novecentisti, al nuclearismo degli anni ’50, denuncia sociale e propensione al progresso. Dagli anni ’60 fino all’ultimo periodo affiora quell’immaginario surreale che abbandona la denuncia sociale e crea fondali, vegetazioni, creature irreali con forme prive da qualsiasi razionalità quindi libere da vincoli come l’uomo dovrebbe essere.
Fin dagli anni sessanta frequenta l’amico e mercante d’arte Francesco Cafiso, al quale affida nel 1984 tutta la sua produzione. A tutt’oggi Cafiso in stretta collaborazione con la Signora Dova ne cura l’archivio.
L’opera di Dova, si trasforma nel tempo, dall’astrazione geometrica degli anni ’40 opposta ai novecentisti, al nuclearismo degli anni ’50, denuncia sociale e propensione al progresso. Dagli anni ’60 fino all’ultimo periodo affiora quell’immaginario surreale che abbandona la denuncia sociale e crea fondali, vegetazioni, creature irreali con forme prive da qualsiasi razionalità quindi libere da vincoli come l’uomo dovrebbe essere.
Alcune delle opere esposte alla mostra
Feticcio Indio, 1962-1973, olio su tela, cm 200x130 cm
Fondali, 1987, olio su tela, cm. 147x114
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